[da leggersi velocemente con canzoni folcloristiche partenopee in sottofondo]
“Che fatica! Stasera il pubblico faceva schifo, sembrava che per farli applaudire dovessi strappargli le mani e batterle insieme da solo; per fortuna c’erano i bambini, che urlano tanto visto che con le zampette fanno meno rumore. Si, per fortuna. E poi Yorick, incapace, per poco durante la scena fondamentale non mi trovava Giuseppina; certo anche quella è proprio strana: che non gliel’ho detto che Pulcinella vuole solo i suoi baci e battere le sue manine legnose, che ai sentimenti non ci pensa? Vuole recitare commedie, creare burle sempre nuove con le quali deridere amici e nemici; e io che gli do voce e lo faccio parlare, che cerchi di cavarsela da solo ogni tanto. Però è stato bravo, mi ha aiutato. È lui che ha detto a Chiara di salire sul palco, Chiara, così piccola e docile, che mi guardava agitare i burattini e sorrideva; quanti anni aveva? Dieci anni, una decade che le ha fatto solo del bene, si leggeva nei suoi occhi vispi che sarebbe diventata importante. Però dopo un po’ si è scocciata, e il verme, suo padre, è venuto subito a prenderla in collo e consolarla, portarla via. Ah, proprio prima che Giuseppina si confessasse di nuovo e ricevesse l’ennesima batosta da quel malandrino, quel ciocco sbilenco e maleducato. Ma cos’è questo rumore di lacrime affrante? Oh NO! La strega, piange di nuovo; lei non ce la fa proprio a dichiararsi all’Angelo, e sai che ha ragione, quant’è brutta, però mica può disperarsi così ogni volta che esce di scena. Andiamo a consolarla prima che cerchi di nuovo di scucirsi.
STREGA! Come te la passi? Non bene lo vedo, ma te l’ho detto che l’Angelo non fa per te: oggi siete stati bravissimi, tu non volevi dargliela vinta mai e lui si struggeva e ti donava sempre di più pur di sapere dov’era finito il suo protetto, ma tu niente, irremovibile come una lapide! Perché allora quando finisce lo spettacolo i ruoli devono ribaltarsi così: tu a struggerti, e lui che se ne vaga candido e indifferente, dispensando dolci, piccole carezze. Si, eravamo assieme ieri sera, ma questi non sono affari tuoi, non facevamo niente che possa interessarti. Dai, non fare l’offesa, la tua collaborazione mi è fondamentale, non si trovano mica in giro burattini come te; però devo guardarti gli occhi, non si accendono più come un tempo. Adesso riposati che domani dobbiamo andarcene, ho paura che la mia presenza non sarà poi tanto gradita.
ANGELO! Vecchio mio, anche stasera ci tocca fare le ore piccole, ma che vuoi fare quando si hanno delle necessità la lancetta delle ore sembra sciogliersi come in un quadro di Dalitte? Ma cosa dici, esiste questo pittore, è francese; ma che parlo a fare con te che l’unica cosa che sai fare è muovere le mani dolcemente su vecchi e, bambini. Hai preso tutto l’occorrente? Andiamo. Sai, la strega impazzisce davvero per te, sta diventando ancora più brutta e piange talmente tanto che uno di questi giorni gli salteranno le lampadine negli occhi, mannaggia, e tutto perché sei un malandrino e usi la tua arte per piegare gli animi, per sottometterli alla tua volontà perversa. Sai a volte penso che metti il tuo malizioso zampino anche su di me, ma poi mi ricordo dei lividi, gli occhi gonfi di lacrime e sangue, schegge di denti sul pavimento sudicio, e ti ringrazio, ma non ti devo nulla che non fosse già nel mio animo, o sotto al mio letto. Guarda, la corda si è sganciata di nuovo, è di nuovo sul pavimento, che noia. Non ti sembra che si muova? Ci sono strani rumori in giro, chissa dov’è… YORICK Che ci fai qua? Non volevi, cercavi Giuseppina, si lo so che la perdi spesso ma ti avevo detto che qua non dovevi venire, oh, non scappare, vieni; sai è un peccato, di assistenti non se ne trova molti in giro, chi è che ha voglia di lavorare in questo campo dopotutto? Ma certo anche te che potevi dormire in questo momento, e invece no, sei svegli e gironzoli. Guarda in che stato sei, così sporco e tutta la barba sfatta, è un peccato non raderti la barba a fondo non trovi? Ma io te l’avevo detto che, anche se non ti si vede mai sul palco e nessuno nemmeno lontanamente percepisce la tua presenza, misericordia devi essere presentabile! Che ne dici Angelo, sta meglio il nostro amico Yorick, ‘Yorick il curioso’ lo chiamerò d’ora in poi, per qualche minuto ancora. Allora, ti fanno male guance? Ma tu non sei bello con la barba, e anche tutti questi peli schifosi che hai sul corpo, no, NO, dobbiamo toglierli; Angelo, le forbici! Grazie, lo vedi com’è più bello adesso Yorick il curioso. Guarda spuntiamo da una parte, qui intorno al capezzolo che resta, e poi qua in profondità, nell’ombelico, e intorno al pube, DISGUSTO, tu non sei candido e liscio e mi fai rivoltare, ma ci penso io a renderti più carino, ecco così adesso viene davvero da chiedersi se sei un maschietto o una femminuccia, e a chi vuoi più bene Yorick il curioso, a chi? Al babbo o alla mamma? Sono morti dici, bene, non ho voglia che qualcuno pianga quando non sono presente, l’amaro degli occhietti strizzati, le urla stridule rotte dai singhiozzi senza fiato, quanta poesia prima del silenzio, prima che il mio corpo grasso si trascini via con l’Angelo ancora in mano, che applaude. Smettila di guardarmi così Yorick il curioso, so bene che non lo dirai a nessuno e che dopo stanotte non ci vedremo più, perché mi dici cose che già so, raccontami qualcosa, una favola con i draghi, di quelle che fanno paura e ti fanno stringere forte al narratore, che con gli occhi sgranati e la voce possente ti tiene in pugno e ti costringe a stare attento a quello che succede e poi BU! AhhaaH, che paura eh!? Ma non mi dai soddisfazione, sarà che sei così alto, troppo alto, ecco così inizia ad andare meglio, un paio di colpi sicuri ed ecco fatto, ti farebbero male i ginocchi adesso se dovessi muoverti per scappare, ma dove vuoi andare mai? Ti è piaciuto almeno quello che hai visto qua, no? Scuoti il capo perché ti ha fatto paura e volevi andar via, ho capito, non volevo spaventarti ma a volte è così, in fondo io ho Napoli nel cuore e solo questa camion che mi fa da casa, così poche stanze e nonostante questo sei riuscito a entrare in quella sbagliata. Adesso capisci cos’era quell’odore da nausea a volte, vero? Sai, se devi andartene in fretta dai sospetti non è sempre facile trovare della soda per risparmiare tempo durante il viaggio, a volte capita di portarseli dietro per settimane prima di avere un momento libero. Ecco prendi un gelato, lo vuoi il gelato? No, allora lo mangio io guarda, io e l’Angelo ce lo mangiamo tutto e a te niente, ingrato! Yorick il curioso e l’ingrato, Yorick il bambino impaurito, Yorick in lacrime che supplica e nonostante tutto sa che diverrà sempre più piccolo, sempre più sottile, ecco via anche queste braccione da orango, veniamo dalle scimmie o dagli angeli? Diglielo tu Angelo da dove veniamo, dove veniamo. Angeli, è questo che vogliamo attorno a noi, angeli sublimi che ci amino, perché c’è troppo poco amore al mondo. Che dici che questo non è amore, certo che è amore, o non ci coinvolgerebbe così tanto. No, non siamo mostri come pensi tu, siamo quelle creature speciali che nessuno amava, e adesso abbiamo una nostra idea dell’amore, e tu sei il prossimo che ameremo, non piangere, sentirai quanto amore abbiamo da offrire al mondo che non ci desiderava, io insieme all’Angelo, nella discarica, i lividi, gli occhi gonfi di lacrime e sangue, schegge di denti sul pavimento sudicio e noi con le lacrime a pulirci le ferite del corpo e del cuore, ma chi ci capisce è bravo, io ho smesso di provare, adesso voglio solo l’amore negato che non ho mai avuto. Sono malato, è vero, ma cerca di capire, in fondo è solo sopraffazione, che dico, amore. Angelo, diglielo, urlagli che noi amiamo URLA Angelo URLA URLAGLI CHE NON LO AMIAMO E CHE TUTTO QUESTO È SOLO UNO SCHIFO!
Bravo Angelo, batti le mani, adesso pulisci, io devo andare a riposarmi, domani c’è un’altra finzione da tirare avanti…
“Che fatica! Stasera il pubblico faceva schifo, sembrava che per farli applaudire dovessi strappargli le mani e batterle insieme da solo; per fortuna c’erano i bambini, che urlano tanto visto che con le zampette fanno meno rumore. Si, per fortuna. E poi Yorick, incapace, per poco durante la scena fondamentale non mi trovava Giuseppina; certo anche quella è proprio strana: che non gliel’ho detto che Pulcinella vuole solo i suoi baci e battere le sue manine legnose, che ai sentimenti non ci pensa? Vuole recitare commedie, creare burle sempre nuove con le quali deridere amici e nemici; e io che gli do voce e lo faccio parlare, che cerchi di cavarsela da solo ogni tanto. Però è stato bravo, mi ha aiutato. È lui che ha detto a Chiara di salire sul palco, Chiara, così piccola e docile, che mi guardava agitare i burattini e sorrideva; quanti anni aveva? Dieci anni, una decade che le ha fatto solo del bene, si leggeva nei suoi occhi vispi che sarebbe diventata importante. Però dopo un po’ si è scocciata, e il verme, suo padre, è venuto subito a prenderla in collo e consolarla, portarla via. Ah, proprio prima che Giuseppina si confessasse di nuovo e ricevesse l’ennesima batosta da quel malandrino, quel ciocco sbilenco e maleducato. Ma cos’è questo rumore di lacrime affrante? Oh NO! La strega, piange di nuovo; lei non ce la fa proprio a dichiararsi all’Angelo, e sai che ha ragione, quant’è brutta, però mica può disperarsi così ogni volta che esce di scena. Andiamo a consolarla prima che cerchi di nuovo di scucirsi.
STREGA! Come te la passi? Non bene lo vedo, ma te l’ho detto che l’Angelo non fa per te: oggi siete stati bravissimi, tu non volevi dargliela vinta mai e lui si struggeva e ti donava sempre di più pur di sapere dov’era finito il suo protetto, ma tu niente, irremovibile come una lapide! Perché allora quando finisce lo spettacolo i ruoli devono ribaltarsi così: tu a struggerti, e lui che se ne vaga candido e indifferente, dispensando dolci, piccole carezze. Si, eravamo assieme ieri sera, ma questi non sono affari tuoi, non facevamo niente che possa interessarti. Dai, non fare l’offesa, la tua collaborazione mi è fondamentale, non si trovano mica in giro burattini come te; però devo guardarti gli occhi, non si accendono più come un tempo. Adesso riposati che domani dobbiamo andarcene, ho paura che la mia presenza non sarà poi tanto gradita.
ANGELO! Vecchio mio, anche stasera ci tocca fare le ore piccole, ma che vuoi fare quando si hanno delle necessità la lancetta delle ore sembra sciogliersi come in un quadro di Dalitte? Ma cosa dici, esiste questo pittore, è francese; ma che parlo a fare con te che l’unica cosa che sai fare è muovere le mani dolcemente su vecchi e, bambini. Hai preso tutto l’occorrente? Andiamo. Sai, la strega impazzisce davvero per te, sta diventando ancora più brutta e piange talmente tanto che uno di questi giorni gli salteranno le lampadine negli occhi, mannaggia, e tutto perché sei un malandrino e usi la tua arte per piegare gli animi, per sottometterli alla tua volontà perversa. Sai a volte penso che metti il tuo malizioso zampino anche su di me, ma poi mi ricordo dei lividi, gli occhi gonfi di lacrime e sangue, schegge di denti sul pavimento sudicio, e ti ringrazio, ma non ti devo nulla che non fosse già nel mio animo, o sotto al mio letto. Guarda, la corda si è sganciata di nuovo, è di nuovo sul pavimento, che noia. Non ti sembra che si muova? Ci sono strani rumori in giro, chissa dov’è… YORICK Che ci fai qua? Non volevi, cercavi Giuseppina, si lo so che la perdi spesso ma ti avevo detto che qua non dovevi venire, oh, non scappare, vieni; sai è un peccato, di assistenti non se ne trova molti in giro, chi è che ha voglia di lavorare in questo campo dopotutto? Ma certo anche te che potevi dormire in questo momento, e invece no, sei svegli e gironzoli. Guarda in che stato sei, così sporco e tutta la barba sfatta, è un peccato non raderti la barba a fondo non trovi? Ma io te l’avevo detto che, anche se non ti si vede mai sul palco e nessuno nemmeno lontanamente percepisce la tua presenza, misericordia devi essere presentabile! Che ne dici Angelo, sta meglio il nostro amico Yorick, ‘Yorick il curioso’ lo chiamerò d’ora in poi, per qualche minuto ancora. Allora, ti fanno male guance? Ma tu non sei bello con la barba, e anche tutti questi peli schifosi che hai sul corpo, no, NO, dobbiamo toglierli; Angelo, le forbici! Grazie, lo vedi com’è più bello adesso Yorick il curioso. Guarda spuntiamo da una parte, qui intorno al capezzolo che resta, e poi qua in profondità, nell’ombelico, e intorno al pube, DISGUSTO, tu non sei candido e liscio e mi fai rivoltare, ma ci penso io a renderti più carino, ecco così adesso viene davvero da chiedersi se sei un maschietto o una femminuccia, e a chi vuoi più bene Yorick il curioso, a chi? Al babbo o alla mamma? Sono morti dici, bene, non ho voglia che qualcuno pianga quando non sono presente, l’amaro degli occhietti strizzati, le urla stridule rotte dai singhiozzi senza fiato, quanta poesia prima del silenzio, prima che il mio corpo grasso si trascini via con l’Angelo ancora in mano, che applaude. Smettila di guardarmi così Yorick il curioso, so bene che non lo dirai a nessuno e che dopo stanotte non ci vedremo più, perché mi dici cose che già so, raccontami qualcosa, una favola con i draghi, di quelle che fanno paura e ti fanno stringere forte al narratore, che con gli occhi sgranati e la voce possente ti tiene in pugno e ti costringe a stare attento a quello che succede e poi BU! AhhaaH, che paura eh!? Ma non mi dai soddisfazione, sarà che sei così alto, troppo alto, ecco così inizia ad andare meglio, un paio di colpi sicuri ed ecco fatto, ti farebbero male i ginocchi adesso se dovessi muoverti per scappare, ma dove vuoi andare mai? Ti è piaciuto almeno quello che hai visto qua, no? Scuoti il capo perché ti ha fatto paura e volevi andar via, ho capito, non volevo spaventarti ma a volte è così, in fondo io ho Napoli nel cuore e solo questa camion che mi fa da casa, così poche stanze e nonostante questo sei riuscito a entrare in quella sbagliata. Adesso capisci cos’era quell’odore da nausea a volte, vero? Sai, se devi andartene in fretta dai sospetti non è sempre facile trovare della soda per risparmiare tempo durante il viaggio, a volte capita di portarseli dietro per settimane prima di avere un momento libero. Ecco prendi un gelato, lo vuoi il gelato? No, allora lo mangio io guarda, io e l’Angelo ce lo mangiamo tutto e a te niente, ingrato! Yorick il curioso e l’ingrato, Yorick il bambino impaurito, Yorick in lacrime che supplica e nonostante tutto sa che diverrà sempre più piccolo, sempre più sottile, ecco via anche queste braccione da orango, veniamo dalle scimmie o dagli angeli? Diglielo tu Angelo da dove veniamo, dove veniamo. Angeli, è questo che vogliamo attorno a noi, angeli sublimi che ci amino, perché c’è troppo poco amore al mondo. Che dici che questo non è amore, certo che è amore, o non ci coinvolgerebbe così tanto. No, non siamo mostri come pensi tu, siamo quelle creature speciali che nessuno amava, e adesso abbiamo una nostra idea dell’amore, e tu sei il prossimo che ameremo, non piangere, sentirai quanto amore abbiamo da offrire al mondo che non ci desiderava, io insieme all’Angelo, nella discarica, i lividi, gli occhi gonfi di lacrime e sangue, schegge di denti sul pavimento sudicio e noi con le lacrime a pulirci le ferite del corpo e del cuore, ma chi ci capisce è bravo, io ho smesso di provare, adesso voglio solo l’amore negato che non ho mai avuto. Sono malato, è vero, ma cerca di capire, in fondo è solo sopraffazione, che dico, amore. Angelo, diglielo, urlagli che noi amiamo URLA Angelo URLA URLAGLI CHE NON LO AMIAMO E CHE TUTTO QUESTO È SOLO UNO SCHIFO!
Bravo Angelo, batti le mani, adesso pulisci, io devo andare a riposarmi, domani c’è un’altra finzione da tirare avanti…
1 commento:
vedo il commento finale, in confronto a quello che solitamente scrivi è piu istintivo, piu diretto, piu "torrente dicoscienza", piu difficile da digerire nella lettura ma niente male, almeno traspare lo schifo provato in maniera abbastanza forte sulla pelle e nel cranio.
Bel surf sulle impressioni.
Ancora buona scrittura, continuo a leggere.
See u, e mi raccomando a non farti portuale!
:D
Adios!
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