OST - bless this morning year
No, non è andata così. Te ne sei andata, perché sarei stato troppo diverso stamani, per il sapore diverso e diverse le nostre reciproche intenzioni, perché alla luce del giorno ci avremmo creduto meno entrambi. E così mi hai salutato, per far finta di risentirci mi hai scritto il tuo numero, delle cifre su un foglio, non so nemmeno quante e non lo sai neanche tu, facciamo finta di mentirci ed è un po’ come essere sinceri, e questo è bello, o almeno dovrebbe, no? Perché mi hai posseduto, per poco, e io ho ricambiato il favore, perché la storia di attivo passivo in relazione al genere sessuale non regge, troppi fattori in gioco che non ci proteggono dagli stereotipi ma in fondo non è vero amore. O forse sì. Ci siamo entrati dentro una volta, pochi minuti ascoltando “bless this morning year”, tu non la conoscevi ma era ugualmente bellissima, ed io non so perché mi sono sentito importante, come se tra mille scelte giuste su milleuno avessi fatto una scelta giusta. Non è sempre così facile sbagliare. Aspetta. Forse ho sbagliato qualcosa, qualcos’altro. Non è andata così. Ti ho accompagnato in macchina davanti al portone di casa tua e tu non mi hai detto - Ti va di salire? Ho freddo - e io che sono così bravo ad invitarmi ho vacillato un attimo, abbastanza a volte, pensare a quanti ne ho buttati e uno solo poteva cambiarci, noi che siamo già così diversi. Mi hai parlato di tutti quelle amiche che hai e non conoscerò mai mentre ti accompagnavo a casa, quelle che a quanto pare in discoteca stasera si sono ubriacate fino diementicarsi di te, stupide, tu, che ti avrei vista tra mille donne voltate, un po’ la solita prospettiva di sempre. E intento ti facevo ascoltare i miei gruppi preferiti e tu non li hai cagati, non hai capito quanto fosse perfetto il sottofondo musicale in questo viaggio, per me, anche se ragionavo al plurale. Non mi hai neanche dato un altro bacio, mi hai abbracciato come si fa con un amico poco credibile. E poi ti sei voltata e avevi ancora le spalle scoperte. No, cioè, le spalle scoperte le avevi, ma non è andata così. Le tue spalle scoperte stavano ballando davanti a me una di quelle stupide hit tendenzialmente latine che servono a facilitare i gusti e i movimenti e il consumo di cocktail colorati come se fuori ci fosse il sole o il mare o qua dentro ci fosse il modo di entrare in contatto con queste spalle che mi guardavano e allora le ho sfiorate e ti sei voltiata ed io ho sorriso. Non ho avuto neanche la possibilità di sentirmi stupido o nel posto sbagliato, perché ci siamo capiti. Capito cosa? Che ci facciamo in questo posto dove le luci colorate sono legali e intermittenti come la domanda che ci facciamo in questo posto? Ci siamo baciati. Wow fantastico, voglio dire non avete idea, forse ce l’avete, sapeva di vodka al bigbabol, ma non è questo il punto, forse ci siamo innamorati. Quanto basta. Forse no, non è andata così. Eri troppo lontana e forse non ti ho neanche notato, vedevo solo le occasioni perse e una birra rancida come solo una discoteca riuscirebbe a venderti, chi è l’imbecille che beve birra alla spina in discoteca? Non ricordo chi mi ha portato ma deve esserci stato un errore, io volevo passare l’inverno davanti alla playstation e invece mi sono guardato in giro e non ti ho vista ballare lontana, appiccicata a un altro tizio che era un tuttuno nella folla dei tizi che non capisco perché stavo pensando alla birra rancida che costa come un’ora della mia vita. No aspetta, abbiamo sbagliato di nuovo, non eravamo in discoteca, ero a casa con i miei amici, forse eravamo ubriachi visto che in televisione c’era un video di ricky martin e nessuno sapeva di preciso perché, ci guardavamo in faccia consapevoli di essere ingrassati prima di accorgercene, troppo faticoso tentare un’alternativa, anche così poco convincente come la nostra discoteca invisibile dove forse, qualcuna, stasera... ma no, non è andata nemmeno così, non sono ancora uscito di casa, sto aspettando l’ispirazione, l’adrenalina, che una voragine nel pavimento tenti di inghiottirmi intero mentre traccio percorsi immaginari su uno schermo bianco che non è davvero un foglio ma ci prova. No, sono davvero davanti al computer, ma una playlist di pornografia mi intorpidisce i sensi e perdo diottrie. No, dormo e non sogno ed è un incubo e non riesco a svegliarmi. Non va così.
No, non è andata così. Te ne sei andata, perché sarei stato troppo diverso stamani, per il sapore diverso e diverse le nostre reciproche intenzioni, perché alla luce del giorno ci avremmo creduto meno entrambi. E così mi hai salutato, per far finta di risentirci mi hai scritto il tuo numero, delle cifre su un foglio, non so nemmeno quante e non lo sai neanche tu, facciamo finta di mentirci ed è un po’ come essere sinceri, e questo è bello, o almeno dovrebbe, no? Perché mi hai posseduto, per poco, e io ho ricambiato il favore, perché la storia di attivo passivo in relazione al genere sessuale non regge, troppi fattori in gioco che non ci proteggono dagli stereotipi ma in fondo non è vero amore. O forse sì. Ci siamo entrati dentro una volta, pochi minuti ascoltando “bless this morning year”, tu non la conoscevi ma era ugualmente bellissima, ed io non so perché mi sono sentito importante, come se tra mille scelte giuste su milleuno avessi fatto una scelta giusta. Non è sempre così facile sbagliare. Aspetta. Forse ho sbagliato qualcosa, qualcos’altro. Non è andata così. Ti ho accompagnato in macchina davanti al portone di casa tua e tu non mi hai detto - Ti va di salire? Ho freddo - e io che sono così bravo ad invitarmi ho vacillato un attimo, abbastanza a volte, pensare a quanti ne ho buttati e uno solo poteva cambiarci, noi che siamo già così diversi. Mi hai parlato di tutti quelle amiche che hai e non conoscerò mai mentre ti accompagnavo a casa, quelle che a quanto pare in discoteca stasera si sono ubriacate fino diementicarsi di te, stupide, tu, che ti avrei vista tra mille donne voltate, un po’ la solita prospettiva di sempre. E intento ti facevo ascoltare i miei gruppi preferiti e tu non li hai cagati, non hai capito quanto fosse perfetto il sottofondo musicale in questo viaggio, per me, anche se ragionavo al plurale. Non mi hai neanche dato un altro bacio, mi hai abbracciato come si fa con un amico poco credibile. E poi ti sei voltata e avevi ancora le spalle scoperte. No, cioè, le spalle scoperte le avevi, ma non è andata così. Le tue spalle scoperte stavano ballando davanti a me una di quelle stupide hit tendenzialmente latine che servono a facilitare i gusti e i movimenti e il consumo di cocktail colorati come se fuori ci fosse il sole o il mare o qua dentro ci fosse il modo di entrare in contatto con queste spalle che mi guardavano e allora le ho sfiorate e ti sei voltiata ed io ho sorriso. Non ho avuto neanche la possibilità di sentirmi stupido o nel posto sbagliato, perché ci siamo capiti. Capito cosa? Che ci facciamo in questo posto dove le luci colorate sono legali e intermittenti come la domanda che ci facciamo in questo posto? Ci siamo baciati. Wow fantastico, voglio dire non avete idea, forse ce l’avete, sapeva di vodka al bigbabol, ma non è questo il punto, forse ci siamo innamorati. Quanto basta. Forse no, non è andata così. Eri troppo lontana e forse non ti ho neanche notato, vedevo solo le occasioni perse e una birra rancida come solo una discoteca riuscirebbe a venderti, chi è l’imbecille che beve birra alla spina in discoteca? Non ricordo chi mi ha portato ma deve esserci stato un errore, io volevo passare l’inverno davanti alla playstation e invece mi sono guardato in giro e non ti ho vista ballare lontana, appiccicata a un altro tizio che era un tuttuno nella folla dei tizi che non capisco perché stavo pensando alla birra rancida che costa come un’ora della mia vita. No aspetta, abbiamo sbagliato di nuovo, non eravamo in discoteca, ero a casa con i miei amici, forse eravamo ubriachi visto che in televisione c’era un video di ricky martin e nessuno sapeva di preciso perché, ci guardavamo in faccia consapevoli di essere ingrassati prima di accorgercene, troppo faticoso tentare un’alternativa, anche così poco convincente come la nostra discoteca invisibile dove forse, qualcuna, stasera... ma no, non è andata nemmeno così, non sono ancora uscito di casa, sto aspettando l’ispirazione, l’adrenalina, che una voragine nel pavimento tenti di inghiottirmi intero mentre traccio percorsi immaginari su uno schermo bianco che non è davvero un foglio ma ci prova. No, sono davvero davanti al computer, ma una playlist di pornografia mi intorpidisce i sensi e perdo diottrie. No, dormo e non sogno ed è un incubo e non riesco a svegliarmi. Non va così.
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