sabato 8 novembre 2008

A DISAGIO


Velenoso, ma non come il cianuro, più come un cartone di latte dimenticato in spiaggia le prime due settimane di Agosto; in realtà sarei buono e dolce, il problema è che, a forza di passare, il tempo mi rende acido; finisco per mettere in circolo il mio stesso veleno, ma devo ammettere che la cosa che mi da più fastidio è vedere che sono l’unica vittima. Povero me, volevo uccidere qualcuno e adesso sono così dissociato da voler fare a pezzi l’abietta creatura che abita nello specchio: quella persona sorride e mi mostra i denti ringhia sbava ulula alla luna il suo fallimento, la sconfitta in una gara che giocava da solo. Vorrei strappargli la pelle, mettere a nudo quella carne che opprime, costringe a pensare alla instabile materia quando invece avrei mezzi per superarla. Non è vero, nessuno ce li ha, ma di solito sono piuttosto bravo a non essermi sincero. Come adesso, che insisto nel colpevolizzarmi; chi prendo in giro? Ho troppa stima di me per sentirmi responsabile, sono solo molto stanco e non voglio neanche tentare di star bene, richiede un impegno che non ho intenzione di dedicare a quell’evanescente scoria che mi brucia dentro, l’emotività latente. Conosco persone che ci convivono, poeti che ne parlano, musicisti che la raccontano, ma la mancanza di talento mi obbliga ad amplificare il malessere senza poterlo imprigionare in queste poche righe che domani il mio buonismo vorrà cancellare, e pensare che non sono neanche sbronzo. Ho attraversato la nebbia come un coltello, e guardandomi allo specchio somiglio a un mattino d’inverno, con i primi raggi dell’alba che sciolgono cristalli rappresi sugli arbusti più leggeri. Che immagine di merda. E che rabbia, per il mio profondo senso di centrifuga voglia di vomitare la tensione del ventiduenne frustrato. Ma chi l’ha detto che bisogna star bene? Chi ha detto che bisogna cercare la pace? Perché cerco di salvare il mondo se ne detesto il contenuto? Odio, non solo ma soprattutto me stesso, perché mi ero promesso un briciolo di autoironia in più, non vorrei prendermi sul serio, in fondo è solo una vita, una mucchio di esperienze perlopiù vane o al massimo autogratificanti; eppure non ci riesco. Sono le immagini, sono i ricordi, sono i miei schemi i valori i sogni le schegge per raccontare quello che avrei voluto essere adesso. Diverso. Sono le cinque e giuro non riesco a capire come ci sono arrivato, sette ore fa sono stato a disagio, e devo dire che adesso non mi sento molto meglio. Non rimpiango la felicità che non ho più, voglio solo che nessuno possa raggiungerla. Avete presente la storia del pendolo tra gioia e dolore, no? Beh, il mio offre dei brividi vertiginosi sul versante positivo; il problema è che durano meno di un respiro, ma poco importa se solo io posso averli, meglio di niente. Sono generoso, vi darò un indizio: la nebbia la mattina presto, le luci gialle della città notturna specchiate nel cielo nuvoloso, alcune canzoni sintetiche, il respiro di uno sconosciuto sul collo, una discesa veloce urlata senza mani, immergersi nel buio. Sono solo attimi, ma se non li avete notati forse avete perso qualcosa; comunque non sciupateli, sono un regalo prezioso, un motivo per sopravvivere a volte. Dio sa che lo ringrazio, sa che non vanificherò l’unica esistenza che ho, ma smette di essere divertente se non ci sono livelli da affrontare; il mio problema: sono bloccato a un boss, uno di quelli tenaci, non posso applicare una strategia valida che subito vengo sgamato e la barra dell’energia decresce. Ad ogni modo ce l’avessi davvero un piano non starei qui. Intrappolato, avvelenato, a disagio. Stanco del teatro dell’assurdo che mi recita in testa il dramma senza copione meno divertente e anche meno drammatico di sempre, stanco dei sorrisi che mi macchiano le labbra, stanco di ricordarmi chi sono, ogni giorno al risveglio. Prestatemi un sogno, devo andare a letto e li ho finiti.

1 commento:

Jacopo ha detto...

Nessun commento utile ad un problema universale.
Il pendolo vale per tutti, a chi oscilla di piu, a chi oscilla di meno.
Ma sono proprio i pendoli che compiono distanze maggiori tra un oscillazione ed un altra, che possono comprendere che cosa avviene quando si ferma per poi ripartire.
In quell'istante, dove si ferma, puoi cogliere un paesaggio incredibile, uno sguardo che non ti dimenticherai mai, una risata sincera, qualsiasi cosa tu voglia riempire con questo contenitore.
L'unica cosa che posso dirti, se oscillando nel verso negativo, e di attendere che la gravità ed il meccanismo ripartano in direzione opposta cercando di mantenere il controllo.
Buone oscillazioni, e ci rivedremo nel solito schema sociale, con il virus dello spiazzarci di non-sense.
a presto e tieni duro.